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AIACE 11

esempio, nel confronto che Teucro istituisce e sviluppa fra il bàlteo d’Aiace e la spada di Ettore.

Nell’Aiace non c’è alcun personaggio comicizzante, come la guardia dell’Antigone o il pastore dell’Edipo re. Ma quella singolar vena umoristica di Sofocle, che cosí mirabilmente vediamo riflessa in quelle due figure, anche qui traspare in certe battute della prima scena, nelle quali si manifesta una certa paura di Ulisse di fronte ad Aiace. Nessun dubbio che l’intenzione comica ci sia. Ne troviamo l’equivalente nella notissima figurazione d’un vaso attico, dove è rappresentata la contesa fra Aiace ed Ulisse. Tre vigorosi giovani hanno afferrato il furente Aiace; ma i loro muscoli, tesi e gonfiati nell’ardua bisogna, appena riescono a trattenerlo. Invece, i gesti di quelli che tengono Ulisse sono infinitamente meno energici; e, con un tratto squisitamente ironico, uno di loro ha afferrata la guaina della sua spada. C’è proprio il medesimo spirito che è nell’Aiace di Sofocle.

Si potrà forse dimandare perché poi Sofocle, allontanandosi da una tradizione che sembra quasi canonica nei drammaturgi attici, abbia, nel finale della tragedia, dipinto Ulisse con colori simpatici. Forse ciò deriva dal fatto che in questa tragedia lo vediamo sotto la diretta protezione d’Atena; e non era opportuno che un beniamino dalla Signora d’Atene fosse rappresentato come perfetto briccone, quale appare, per esempio, nel Filottete: dove però la protezione di Atena sarà sottintesa, ma non è espressa.

Si potrebbe forse obiettare che nessuno costringeva Sofocle a sottolineare tanto questo rapporto fra Atena ed Ulisse. Ma, primo, sarebbe indiscreta obiezione; e poi mi sembra che la protezione di Atena in questo episodio mitico fosse suggerita dalla tradizione. Infatti anche nel vaso attico ricordato, troviamo Atena che presiede alla votazione, e annuncia trionfalmente la frodolenta vittoria d’Aiace.