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48 EURIPIDE

è maestro di male. O devo all’armi
badare? Solo per veder la lancia,
giurar vorrai che chi l’impugna è un prode?
Tutti gli eventi regge il caso, e al caso
conviene abbandonarli. In Argo principe
non è quest’uomo, di casato illustre
non mena vanto, eppur, nato di popolo,
nobil cuore dimostra. Ed ora, senno
farete voi, che andate errando, pieni
di pregiudizi? E l’onestà degli uomini
dai lor costumi giudicar vorrete,
dalla condotta loro? Alle città,
alle magioni, son presidio gli uomini
come costui; ma i corpi forti senza
cervello, servono a far mostra in piazza.
Né vale, a sostener l’urto nemico,
il braccio esercitato piú del debole:
dal cuor dipende anche il valor, dall’indole. —
Dunque, si accetti l’ospitalità.
Ben degna essa è del figlio d’Agamènnone,
per cui veniamo, or qui presente e assente.
Entriamo, o servi, in questa casa. Un ospite
povero, a me diletto è piú d’un ricco,
se di buon cuore; e le accoglienze debbo
lodare di costui. — Certo vorrei
che tuo fratello in prospera fortuna
m’accogliesse nel suo prospero tetto;
ma pur verrà: non ho fede nell’arte
dei profeti mortali; ma gli oracoli
del Nume ambiguo, crollo non conoscono.
Oreste, Pilade e i loro servi entrano nella casa di Auturgo.