Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/72


LE SUPPLICI 69

Chi sta di fronte agl’inimici, appena
quello che giova a lui potrà distinguere.
adrasto
Ascolta allor: ché pronunciar m’è caro
l’elogio che m’affidi; e il vero e il giusto
m’udrai parlare degli amici miei.
Vedi costui trafitto da un alato
impetuoso dardo? È Capanèo.
Molto ricco egli fu; ma non mai gonfio
di sue ricchezze, né superbo piú
d’un poverello. Ed aborria chi troppo
la mensa impingua, e sprezza il viver parco.
Il ben, soleva dire ei, non consiste
nell’impinzare l’epa; e il poco basta.
Ed amico sincero era agli amici
presenti ed agli assenti, e non ne trovi
molti, fatti cosí, senza menzogna.
Labbro a benignità pronto; e parola
ai suoi concittadini, ai suoi famigli
non diede mai, che poi non la compiesse.
Or del secondo parlo, Etèocle. Furono
altre le doti sue. Negli anni giovani
visse in povero stato, e molti onori
in Argo riscoteva. Ed oro spesso
gli offrian gli amici; ed egli, in casa accoglierlo
non volle mai, ché poi, costretto al giogo
delle ricchezze, non rendesse schiavi
i suoi costumi; e non Argo, ma quanti
fallivano, odïava; e non ha colpa,
diceva una città, per la tristizia