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Dal di dentro si ode la voce di
medea

Ahimè!
Ahi me misera! Me sventurata!
Quali pene! Oh, potessi morire!

nutrice

Questo è ciò, figli miei, ch’io temevo.
Della madre il cuor s’agita, l’ira
si ridesta. Affrettatevi, entrate
nella casa, lontani tenetevi
dal suo sguardo, e a lei presso non fatevi,
dall’umor suo selvaggio guardatevi,
dall’indole infesta dell’animo
orgoglioso. Via, subito entrate.
Ben chiaro è fin d’ora,
che ben presto, con alto furore
scoppierà questo nembo di gemiti
ch’or s’innalza. Che cosa farà,
cosí morsa dai mali, quell’anima
superba, che ignora pietà?

medea

Ahimè!
Ho patite, ho patite sciagure
d’alti gemiti degne. O figliuoli
maledetti di madre odïosa,
deh, possiate morire col padre,
tutta vada la casa in rovina!