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132 ESCHILO


pel tormento dei guai, delle sue vesti
versicolori. Or tu benignamente
con le parole mitiga il suo duolo:
ch’egli te solo udir sopporterà.
Or della terra scendo io fra le tenebre.
Voi salvete, o vegliardi; e pur tra i crucci,
sin che il dí per voi brilla, in cor gioite.
Ché le ricchezze ai morti nulla giovano.

L’ombra di Dario sparisce.



corifeo
Cruccio mi diè, dei Persïani udire
i cordogli presenti ed i futuri.
atossa
Ahi!, quante doglie sciagurate, o Dèmone,
piombâr su me! Ma piú questa mi morde.
udir da quale disonesta foggia
di vesti è cinto il mio figliuolo. Or vado,
e, ornati panni presi entro la reggia,
tenterò farmi incontro a lui. Ché mai
non abbandonerò nella sciagura
la creatura a me piú cara. E voi,
di fidi ammonimenti in tal frangente
date soccorso ai fidi, e il figlio mio,
se pria di me qui giunge, confortatelo
con i consigli, e alla reggia spingetelo,
ché non s’aggiunga ai mali un nuovo male.

Atossa esce.