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atto secondo.—sc. II, III. 455

chissimi sono quelli — in cui l’anima non palpiti d’affanno pensando alla morte, e non ne inorridisca cionnonostante come d’un ruscello in inverno, quantunque il freddo non sia che d’un momento. Ho ancora un ajuto nella mia scienza. — Posso evocare i morti, e chieder loro qual luogo sia quello in cui temiamo di essere: la più severa risposta sarà la tomba, e questo è niente. — Se non rispondessero...— Il sepolto profeta rispose alla Maga di Endor; e il monarca spartano trasse dal veggente spirito della bizantina vergine una risposta e il suo destino. — Egli uccise ciò ch’egli amava, non sapendo ciò ch’egli uccideva, e morì non perdonato. Quantunque chiedesse in ajuto il Frigio Giove ed in Figalia movesse gli Arcadi Evocatori a intimare alla sdegnata ombra di deporre la sua ira, o di fissare il termine della sua vendetta, — ella rispose in parole di dubbio significato, ma le adempì.3 S’io non fossi mai vissuto, colei ch’ io amo, vivrebbe ancora — s’io non avessi mai amato colei ch’io amo, sarebbe ancora bella — felice e spargente sugli altri la felicità. Che è dessa? che è dessa ora? — una creatura che soffre pei miei peccati — un ente al quale non ardisco di pensare — o niente. Fra poche ore io non l’invocherò indarno. Eppure in quest’ora pavento ciò ch’io bramo. Finora non raccapricciai mai guardando alcuno spirito, buono o cattivo; — ora io tremo, e sento un singolar gelo che mi si scioglie nel cuore, ma posso fare appunto ciò che più abborro, e trionfare degli umani terrori. — La notte s’avvicina.— (Esce.)


SCENA III.

La cima della montagna di Jungfrau.

Entra LA PRIMA PARCA.


La luna sorge larga, rotonda e luminosa; e qui sulle nevi dove piede umano di mortale volgare non s’impresse mai, noi di nottetempo camminiamo, e non lasciamo traccia; sul selvaggio mare, sul vitreo oceano di ghiaccio delle montagne, noi schiumiamo le scoscese sue onde che prendono l’aspetto