Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/243

236 marito e moglie


sente impazzire: la testa gli gira, è stordito, ha paura di cadere. Non è un mese che aspetta il ritorno della moglie? Forse le è avenuta qualche disgrazia: s’è stroncata le gambe: è morta. Non può più tornare a casa. Egli cerca di raccapezzarsi, si sfrega la faccia. Ma la sua apprensione gli scava nell’anima una specie di vuoto che va sempre più in dentro; vertiginosamente. Egli non ha nè meno voce per chiamare. Si mette a piangere.

Quando, dopo dieci minuti, Enrica torna ed entra in camera egli non la riconosce più: è come se la vedesse per la prima volta. La moglie gli parla, gli sorride; poi s’accorge che il marito è sbiancato e che non apre bocca.

— Dio mio! Vittorino! Che ti senti? Sei per svenire?

No: egli si ricompone e il malessere passa; come se non avesse avuto niente. Però non gli è più possibile di amare la moglie come credeva di amarla mezz’ora prima quando è uscita.

La moglie piange, perchè vede tutto nei suoi occhi. Il cappello le si piega da una parte, ed ella non pensa nè pieno a toglierselo. La veletta è tutta molle e rincincignata: nè meno lei