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Era d’autunno. Le cugine eran fuori dal collegio, ed a noi non parve vero d’andarle a vedere con quella gran nuova in petto. Infatti, appena fummo sedute, cogli otto piedi sul panchettino, ci dissero: — Dunque avete una sposa in casa, nevvero? — E si misero a ridere, e noi a ridere più di loro. Una commedia, via! Calcolavamo che, fra tutte e quattro noi, si riesciva appena a mettere insieme l’età della sposa. La Giuseppina, la cugina maggiore, che aveva quindici anni, diceva con gran sussiego:
— Ed appena collocata questa sposina, bisognerà pensare a dar marito alla zia!
Ah! che allegria! La sposa ci faceva andare ogni giorno tutte e quattro a casa sua, dove, dacchè s’era promessa, aveva posto sulla tavola del salotto un gran vassoio di confetti, nel quale potevamo attingere liberamente. E questo durò fin al giorno delle nozze; un mese e mezzo o due mesi.