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Ma, tra la gioventù e l’infanzia, quando avevo poco più di quattordici anni, accadde il primo grande avvenimento della nostra famiglia.

Il babbo si ammogliò con una vecchia signora, che conoscevamo da un pezzo, e che ci dava una gran suggezione. Da anni ed anni, la vedevamo venire in chiesa l’inverno con un gran mantello di flanella viola che l’avvolgeva tutta, ed uno scialle sul braccio, da stendersi sulle gambe quand’era seduta, perchè soffriva il freddo alle ginocchia. Portava un cappello stravagante, con un lungo bavero di seta, che le ricadeva sulla schiena, per ripararle il collo dall’aria. Teneva sempre nel manicotto una palla d’ottone piena d’acqua calda; e masticava perpetuamente un pezzo d’anice stellato per la digestione. S’era fatta radere i capelli sul cucuzzolo, perchè erano molto diradati, e sperava di farli crescere più fitti, ma non erano cresciuti più, e