Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 145 — |
Ma a me non importava nulla di nessuno, il mio amore mi assorbiva tutta.
La mattina degli Ognissanti, nel vestirmi per la messa, dicevo a mia sorella:
— Non so come farò a non svenire, quando lo vedrò entrare in chiesa.
E lei mi rispondeva:
— Non montarti la testa. È probabile che oggi non venga. È appena arrivato per passare gli Ognissanti in famiglia; non potrà, fin dal primo giorno, lasciare la sua mamma.
Durante la messa non feci che voltarmi indietro ogni volta che udii richiudersi la porta. Scandolezzai i devoti, mi feci sgridare dalla zia, ma Onorato non lo vidi.
Il giorno dei morti mi svegliai coll’impressione che fosse accaduta una sventura; e subito mi ricordai la mia sventura, e cominciai a gemere colla Titina, prima ancora d’alzarmi.
Nel pomeriggio, mentre la Titina, che fa-