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momento un tale fremito di tenerezza in tutta la persona, una tale puntura di gioia acuta al cuore, che dev’essere la più grande delle dolcezze umane. Non ne conobbi mai di maggiori e neppure d’uguali. Ed avrei venduta l’anima mia, come Fausto, perchè avesse osato abbracciarmi. E si stette zitti un lungo tratto, commossi tutti e due. Lui fu il primo a rinfrancarsi, e deplorò che non si potesse scriverci, perchè mi avrebbe confidato tutti i suoi segreti. Tanto per rispondere, domandai:

— Ha dei segreti lei?

Mi disse di sì, e raccomandandomi la massima prudenza, mi confidò che lui e quei tre amici, facevano «I moschettieri». Avevano affittata una camera, appunto vicino a casa nostra, già da vari anni. E la sera andavano là, si mettevano un fez, e fumavano nella pipa, e si chiamavano Athos, Portos, Aramis e d’Artagnan. Lui era Portos.