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scendosi. Mi trovassi la sera alle nove presso la porticina del giardino. Il servitore m'introdurrebbe. Miss Gemmy era desolata di ricevermi così misteriosamente; ma non era libera. Mi dispiaceva d'essere accolto a quel modo?

Pensi signora lettrice, se poteva dispiacermi! M'incresceva per lei povera bimba, che era costretta a ricorrere a tali mezzi con un galantuomo, il quale domandava soltanto di essere presentato onestamente in casa, per conoscerla, e fare poi la compagna delle sue gioie, de' suoi dolori e delle sue digestioni.

— Ecco a cosa riducono le figliole, i genitori troppo severi! esclamai. E maledissi ancora una volta quella vedova snaturata.

Rinuncio a descrivere l'eccitamento in cui passai quella giornata, e la sua lunghezza sterminata. Eravamo nella stagione delle giornate lunghe; ma quella fu più lunga di tutte. Feci colazione; pranzai; tornai a far colazione; tornai a pranzare. Presi una dozzina di caffè, seltz, soda water. Mi vestii; mi tornai a vestire; fumai una scatola di sigari; mi ridussi lo stomaco in uno stato compassionevole. E dopo tutto questo, non erano che le sette! Due ore ancora!

Presi una carrozza, ed ordinai al cocchiere di farmi girare due ore. Ma alle otto e mezzo non