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di contabilità, dal quale andava a scuola ogni giorno nel solo tempo che aveva libero, da mezzodì ad un’ora. Le dieci lire rimanenti le mise a parte per vestirsi.

E la sera, che altre volte era costretto a disputare alla noia a forza di divertimenti costosi e strambi, la passava solo nella sua cameretta a studiare le due lingue che conosceva imperfettamente.

Ci mise tutta la sua volontà energica, e perseverò in quella vita con coraggio. In capo ad un anno poteva parlare e scrivere speditamente il francese ed il tedesco. E l’aritmetica e l’algebra non avevano più segreti per lui. Una casa di commercio molto accreditata ricercava un commesso. Egli si presentò. Fu provato al concorso con sei altri aspiranti, ed ottenne quell’impiego con tre mila lire all’anno. Allora andò dalla mamma, e le disse:

— Ho voluto essere ancora degno del tuo amore e del nome del babbo. Ora puoi benedirmi, mamma, perchè la stessa volontà energica di cui m’ero valso per far il male, mi ha giovato per ricondurmi a te, che sei il bene.