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Parlavano d'una festa da dare in villa, come l'anno precedente.

Dora aveva un taccuino sulle ginocchia, e scriveva colla matita l'elenco delle persone da invitare. La zia le dettava una filza sterminata di nomi da signora, che Dora scriveva con indifferenza. Finita quella litania femminile, cominciò un'altra litania più lunga di nomi maschili, che la signora continuava a dettare, come le si affacciavano alla memoria.

Si affacciavano prima i marchesi, i baroni, i conti, poi i cavalieri, gli avvocati, gli ingegneri, ed i signori Tali.

Dora scriveva sempre senza dare il menomo segno di approvazione o di biasimo. Giunta in fine dell'elenco, la zia conchiuse per ultimo:

— E Franco.

— Franco? disse Dora facendosi rossa come una fragola.

— Sicuro, Franco. Vorresti escludere dagli invitati mio cugino?

Dora non fece altri commenti. Scrisse, poi ripetè:

— Capitano Franco Trestelle.

La signora non aveva più nomi da aggiungere. Si alzarono per andare a scrivere gli indirizzi delle circolari.