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E gesticolava pavoneggiandosi come se credesse realmente di averlo fatto lui quel lavoro.

— Oh! Oh! esclamò il babbo. Dio ti benedica, figlio mio. Dio ti benedica! E mise un gran sospiro di sollievo, e si rasserenò tutto, poi stese la mano traverso la tavola, e disse:

— Via, diamoci una buona stretta di mano come due amici. Ti avevo giudicato male, ma vedo che non vuoi affliggermi. Ti ringrazio di questa buona nuova.

Vincenzo mise la sua mano in quella del babbo, e scoppiò in un pianto dirotto. Era il rimorso, ridestato dalla tenerezza di quelle parole, che lo faceva piangere. Ma pochi minuti dopo non ci pensava più, e, felice di aver contentato il babbo, guardava le sorelline con orgoglio, dall'alto della sua gloria.

Finito il pranzo, tornò ad uscire in cerca di Vicenzino; ma quello strano ragazzo non si lasciò vedere, ed egli portò in giro per tutto il paese la sua riconoscenza, a rischio di farla raffreddare. Fu soltanto pochi giorni dopo che lo incontrò.

Vincenzo s'era fermato a confabulare in istrada con alcuni compagni per uno spasso che dovevano pigliarsi la mattina seguente, quando vide passare Vicenzino, che s'era fatto rosso al vederlo e camminava lesto lesto, come se non lo avesse riconosciuto.

— Oooh! Vicenzinooo!... strillò Vincenzo con