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Non so quando mi potrò muovere; ho un lavoro straordinario. Le signore hanno bisogno delle trine per le bagnature; s'io vado a spasso chi le prepara? Debbo star qui tutto il giorno e tutta la sera chi sa fin quando; e la mamma pure ha bisogno che lavori per darle un po' di quattrini....

Il cuoco ridiscese alla sua cucina più malinconico di prima, strascicando ancora più lentamente le cadenze della sua canzone:


«Senza galletto, la mia gallina O poverina — come farà....»


E la Teresa continuò ad armeggiare cogli spilli e coi fusi. Tratto tratto alzava il capo e lo spingeva indietro girandolo da destra a sinistra per isgranchirsi il collo indolorito dal lungo star curvo.

Più volte si coperse gli occhi con una mano, e li tenne stretti per riposarli. Poi ripigliava con maggior lena il lavoro; ed intanto ripensava la miseria di quei polli: «Quanto dovevano essere infelici!

Certo non cantavano più là dentro; dovevano morire di malinconia.»

Sull'imbrunire, mentre la Teresa si curvava cogli occhi fin sul tombolo per profittare dell'ultimo barlume di giorno, s'udì una voce d'uomo, giovane ed alta che cantava:

«Morettina dove vai?
Vado a Monza sul tranvai.»


La Teresa stette un momento a sentire, poi posò il tombolo, salì in piedi sulla sedia, e s'affacciò