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racconto di natale. 57

“Tutte le furie dell’inferno avevano invaso il mio cuore; l’odiavo come non s’è forse mai odiato sulla terra; smaniavo d’avventarmi contro di lui, di stringere fra le mie mani il suo collo torto, di strangolarlo, di sfracellargli coi miei piedi quella testa falsa, ipocrita, malvagia. E non avevo la potenza neppur di dire:

“— È un omicida.

“Mi sentivo stretto in una guaina di bronzo.

“Rimasi solo in quella cella buia, su quella fredda tavola di marmo sulla quale erano stati sparati tanti cadaveri.

“M’abbandonavano. Mi credevano morto.

“Allora mi si affacciò alla mente un pensiero pauroso:

“— Se fossi realmente morto? Se la morte fosse così? Che cosa ne sappiamo noi? Se lo spirito umano non si spe-