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36 fisionomia di torino

d’ingentilire il dialetto, di ridurne la grammatica, di purgare il vocabolario per valersene in prosa e in versi, come s’usa d’altri dialetti. Infatti si riuscì ad averne qualche saggio nei versi del cav. Borelli, del conte Orsini, di Silvio Balbis, di Odoardo Calvo, di Emiliano Aprati e di quell’Angelo Brofferio che può dirsi a ragione il Beranger piemontese.

Riportiamo per saggio del suo talento in umil genere di letteratura il seguente brano di una canzone indirizzata all’inglese Green, a cui s’attribuiva nel 1838 la scoperta della direzione del globo aerostatico, e che porta per titolo un viage pr’aria:

Dominatour dle sfere ch’it pretende
Con d’ale d’feu d’volè sul firmament
Che ’l regno dl’aria e l’aquila it contende
E al genio d’l’om ’t fas sudit j’element,
El ciel l’è azur, la matin a l’è bela
Lassme al to fianc pasgiè dui ouragan
Pilot del ciel inalbera la vela:
Portème, o vent, lontan, lontan, lontan.

Con quel che vien dietro, e che invitiamo a leggere insieme al resto nella nitida edizione stampata a Torino per cura del Magnaghi nel 1849. L’autore dichiara nella sua prefazione:

«Mentre l’Italia si commoveva nel 1830 per la rivoluzione di Francia, alla quale non poco avevano contribuito le canzoni popolari di Béranger, mi veniva in mente la prima volta che si potesse in egual modo chiamare a nuovi destini il popolo piemontese, e di far vibrare nell’animo de’miei concittadini un nuovo accento nazionale.

«Tale fu l’origine di queste canzoni, che per tanti anni suonarono sommessamente sulle labbra de’piemontesi.»

Questo dialetto è adoperato sulla scena da un attore chiamato Gianduia, specie di maschera, i cui motti frizzanti, sotto sembianza di storditaggine, destano molta ilarità nel popolo.

La lingua italiana, ch’era per l’addietro poco in uso nel conversare torinese, ora ogni dì più si rende famigliare anche nelle classi meno colte, e va acquistando cittadinanza.

Nel bel paese là dove il chiel suona.



Fra le feste civili che si celebrano in Torino annoveriamo quella del Falò di S. Giovanni o del solstizio d’estate, che alcuni credenzoni ammirano come istituita in onore di S. Giovanni, patrono della Diocesi. Questa festa, la cui origine si perde nell’oscurità de’tempi ed