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26 IL PO, LA DORA E LE ACQUE DI TORINO

dalla Dora non solo per inaffiare i reali giardini, ma per distribuire altresì le acque a tutte le vie della città, diramandosi da Porta Susa ove esiste un edificio detto il casotto (chiavica) espressamente costrutto, donde apronsi le cateratte di tutte le vie per diramarvi l’acqua. Fino dal 1456 il duca Lodovico concedeva tale facoltà, e il nome di Dora Grossa procede da simile canale. Nel 1750 il re Carlo Emanuele III, dopo di aver fatto riattare l’antico canale della Dora, che muove da Porta Susa, ordinò la costruzione della Rotonda laterizia quasi di fronte alle regie scuderie per condurre le acque nel reale giardino. Anche l’edificio delle esperienze idrauliche, posto sulla Dora, da dove esce il canale de’ molini della città, fu ordinato da Carlo Emanuele III, principiato nel 1763 ed ultimato nel 1769.

Un altro canale tratto dalla riva sinistra della Dora scorre parallelo alla strada pel real Parco e serve alla fabbricazione de’ tabacchi e della carta, e mette poscia nel Po.

In minor numero sono le derivazioni del Po; la più notevole è quella del Canale Michelotti, che conduce l’acqua ai molini della città presso la Madonna del Pilone. Un margine assai rilevato separava il Po da questo canale ed offre un ombroso passeggio fra Torino e la Madonna del Pilone.

L’acqua potabile che serve pegli usi domestici nella città viene attinta dai pozzi o condotta con pompe idrauliche: essa appartiene al genere di quelle note col nome volgare di acque crude, in cui abbonda il solfato di calce. Perciò non tutti i pozzi offrono acqua di eguale bontà, molti essendovene che per la vicinanza a luoghi immondi contengono acque, per le continue infiltrazioni impure (anche del gaz), cattive a bersi1.

Di grande rinomanza sono le fontane di S. Barbara, presso a porta Palazzo, e del Valentino. Vicino alle prime fu scavato nel 1826 un nuovo pozzo lateralmente alla porta d’ingresso del magazzino della città detto delle Fontane in prossimità dei molini di Dora, lungo la strada di circonvallazione, col mezzo del quale vengono innalzate le acque da due trombe e poste in corso da una ruota motrice con cui si tramanda una vena d’acqua che ha cinque getti, cioè due d’accanto alla medesima porta, e tre nel Palazzo di Città, due de’ quali nelle nicchie tra i piedestalli laterali alla porta principale di esso palazzo e il terzo nel cortile attiguo detto la corte del Butirro.

Nel 1837 a servizio de’ nuovi mercati sulla piazza Emanuele Filiberto

  1. Il 20 luglio 1852 venne firmato l’atto sociale per mandare ad effetto in Torino una condotta d’acqua salubre a domicilio, per uso pubblico e decorativo, dietro progetto dell’ingegnere Michela.