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mattoni. Sotto il regno di Carlo Felice nacque il disegno di far cavalcare quel fiume da un ponte in pietra. L’ingegnere cavaliere Carlo Mosca lo architettò e lo condusse a buon fine (1830), inalzando un monumento degno per magnificenza della città capitale d’uno Stato italiano. Molte difficoltà furono vinte dall’ingegno del Mosca, il quale gittò un ponte d’un solo arco di cerchio di 45 metri di corda, con 5,50 metri di saetta. L’edificio è adorno di un magnifico cornicione a modiglioni sormontati da un parapetto formato da un filone di pietra, coronato da una fascia che termina in forma convessa superiormente. Due piazzette mistilinee sono alla testa del ponte, che mettono da una parte alla via che dà l’ingresso alla città e gli si apre di fronte, e dall’altra alla strada che conduce a Milano.

Un altro ponte in mattoni venne di recente edificato sulla Dora, non molto lungi da questo, che conduce al Campo santo ed al Parco

Ponte sul Po. — L’antico ponte sul Po di tredici archi, dieci grandi e tre piccoli, era situato alquanto a sinistra di quello che ora si vede. Costrutto ne’primi anni del secolo XV, durò quattrocent’anni. Demolite le mura della capitale, a’tempi napoleonici (1810), si cominciarono i lavori del nuovo ponte a cinque archi sui disegni dell’ingegnere Pertinchamp, e sotto la direzione del cav. Mallet. Lavorò intorno alle palafitte un drappello di prigionieri spagnuoli.

Di questo bel ponte Napoleone si compiaceva tanto da citarlo fra i monumenti notabili del suo regno. Dopo la restaurazione, fu condotto a compimento, e vennero aggiunti i due argini laterali a sinistra.

Lo costituiscono 5 archi elittici di 25 metri cadauno, impostati al pelo delle basse acque e separati da pile della grossezza di metri 5. La luce netta del ponte è di metri 125, e quello fra le sue spalle di metri 150.

Ponte di ferro Maria Teresa. — Un solo punte sul Po non bastava allo sfogo di una città popolosa che assai si distende lungo quel fiume. Il ponte sospeso con catene di ferro (opera di privata impresa) si edificò nel 1840, di contro allo stradone detto Corso reale, presso al Valentino. Il ponte si allarga 184 metri; l’altezza del tavolato sopra le acque magre è di metri 10,10; la lunghezza del tavolato metri 6, con un marciapiede d’ambi i lati largo 0,60. Il tavolato è sostenuto da 198 spranghe di ferro battuto, unite con guancialetti di ferro da otto gomene di filo di ferro, assicurate alla loro estremità dentro gallerie praticate in grossi massi di granito. È opera di Paolo Lehaître di Chartres.