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capo lvii. 267

tali cose t’avvengono, sappi ch’elle ti sono a salute.

2. Ma gettale, come sai meglio, dal cuore; e se alcuna ti punse,Fonte/commento: 1805b non ti abbatta, nè troppo ti tenga impacciato. Per lo meno la soffri in pazienza, se con allegrezza non puoi. E quantunque tu di mal grado la senta, anzi n’abbia disdegno, fa forza a te stesso; e non permettere che sconcio alcuno esca della tua bocca, onde a’ deboli ne segua scandalo. In breve il movimento insorto si calmerà; e l’interna amarezza sarà indolcita dalla grazia sopravvegnente. Vivo io (dice il Signore), che ancora son presto di darti ajuto, e oltre il costume riconfortarti, se in me ti fidi, e divotamente mi preghi.

3. Fa che tu sii d’animo più riposato, e t’apparecchia di sostener cose più dure. Non è tutto gettato indarno perchè sovente ti senti essere tribolato, e fieramente tentato. Tu sei uomo, non Dio. tu sei carne e non Angelo. E come potresti tu nel medesimo stato di virtù durar sempre, se da tanto non fu l’Angelo in cielo, nè il primo uomo nel paradiso? Io sono che i tristi rilevo a salvezza;