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244 libro iii.


6. Eccomi, caro Padre, nelle tue mani: sotto il flagello della tua correzione io m’inchino. Batti pure il mio dorso ed il collo, sicchè io costringa la tortuosità mia alla dirittura della tua volontà. Fammi pio ed umil discepolo, siccome bene fosti usato di fare, sicchè io mi regga ad ogni tua volontà. A te commetto io da correggere me, e tutte le cose mie. egli è meglio essere gastigato qui, che in futuro. Tu sai tutte le cose per singulo; e nulla è nella coscienza dell’uomo, che ti sia occulto. innanzi che avvengano tu sai le cose; e a te non fa d’uopo, che altri t’ammaestri, o t’avverta di ciò che s’adopera in terra. tu sai quello che mi torna in profitto, e quanto la tribolazione giovi a ripurgarmi dalla ruggine de’ peccati. Adempi in me, ch’io il desidero, la tua volontà; e non disprezzare la peccatrice mia vita, la quale nessun altro meglio, nè più chiaramente conosce di te, e di te solo.

7. Mi concedi, o Signore, ch’io quello sappia, che è da sapere; quello ami, che si dee amare; quello io lodi, che più a te piace; quello io stimi, che tu tieni in pregio; quello