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capo xxiii. 177

de’ suoi peccati, ed ogni mio desiderio leva su alle cose del cielo; sicchè gustato il dolce della superna beatitudine, mi venga a noja il pensare delle terrene.

10. Tu mi svelli e mi strappa da tutte le manchevoli consolazioni del mondo: poichè nessuna cosa creata può far lieto e quietare compiutamente il mio desiderio. Stringimi a te col nodo indissolubile dell’amore: poichè tu solo se’ bastante a chi t’ama, e senza te sono niente tutte le cose.


CAPO XXIV.


Dello schivare le curiose ricerche dell’altrui vita.


1. Figliuolo, non voler esser curioso, nè prenderti soverchie brighe. Questa, o quella cosa che monta a te? tu mi seguita. Or che importa a te, se colui sia tale, ovvero cotale, se questi così, e così adoperi, o parli? A te non bisogna risponder per gli altri; ma sì di te stesso render ragione. Che t’impacci tu dunque? Sappi pure che io tutti conosco,