Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/143


capo vi. 131

non ti darò orecchio giammai, quando pur maggiori molestie m’apparecchiassi. Il Signore è mia luce, e salute; cui temerò io? Se anche mi stessero contro gli eserciti, non avrà paura il mio cuore. Il Signore è mio ajutatore, e mio redentore.

7. Combatti come prode soldato; e se mai per fievolezza tu cada, riprendi forze maggiori di prima, confidandoti del mio più largo favore: e guardati bene della vana compiacenza, e dalla superbia. Per questa molti ne son tratti in errore, e alcuna volta traboccano a tal cecità, che non riceve più medicina. Siati in cautela, ed in perpetua umiltà siffatta caduta di questi superbi, i quali presumono mattamente di sè.


CAPO VII.


Dell’occultar la grazia sotto la custodia dell’umiltà.


1. Figliuolo, t’è più utile, e più sicuro, il tener celata la grazia della divozione; nè in alto levartene, nè troppo parlarne, nè farne gran caso: