Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/129


117

CAPO III.


Che le parole di Dio si debbono ascoltare con umiltà;

e che molti non le apprezzano.


1. Ascolta, o figliuolo, le mie parole di tutta soavità, e che trascendono tutta la sapienza de’ filosofi, e de’ saggi di questo mondo. Le parole mie sono spirito, e vita, nè da essere con umano giudizio estimate. Non sono da torcere a vano piacere, ma da udire in silenzio, e da ricevere con ogni umiltà, e con gran tenerezza.

2. Ed io ho detto: Beato quell’uomo, al quale tu insegni, e ammaestrilo della tua legge, per iscamparlo da’ giorni rei! acciocchè egli non resti abbandonato sopra la terra.

3. Io, dice il Signore, ho instruiti dapprima i Profeti, e fino al presente non resto di parlare ad ogni uomo: ma parecchi alla mia voce son sordi, e duri. La maggior parte amano più il mondo, che Dio: più presto seguitano gli appetti della carne, che il

d 2