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e pianse. E anche Beniamino piangeva tra le braccia di Giuseppe. Poi Giuseppe baciò e abbracciò a uno a uno tutti i fratelli, e nell’abbracciamento di ciascun d’essi pianse.


Allora i fratelli presero coraggio, e dissero qualche parola; ma Giuseppe aveva già visto il loro pentimento, e inteneritosi alla pietà ch’eglino dimostravano del vecchio padre. Che se Giuseppe, col tanto tenerli in sospeso e col minacciare, addolorò l’anima loro; anche a sè stesso fece gran forza e diede grande tormento col rattener tanto tempo nel cuore l’affetto e il desiderio del padre. Che pena avrà patito nel lasciar tanto tempo Simeone, suo fratello, rinchiuso! E con che cura domandato di lui, e fattolo trattar mitemente; e con che brama aspettati i fratelli che ritornassero con Beniamino e con le novelle del padre caro. Ma non per vendetta operò Giuseppe così. Voleva col castigo svegliare la loro coscienza, e purgarne ogni macchia, per poi con più piena fiducia poterli abbracciare, e tenerli vicini per tutto il tempo della vita sua e della loro. Non conoscendo bene l’indole de’ suoi fratelli, se davvero mutata, dopo lo strazio fatto di lui, non sapeva come credere a loro; e quel raccontare ch’e’ fecero bugiardamente di lui morto, gli avrà dato ombra e angoscia. Temeva che, andatisene tutti via senza lasciare ostaggio, non ritornassero più per paura del suo sdegno; temeva che a Beniamino per odio e per invidia tramassero tradimento; e voleva averlo tra le sue braccia; e poi voleva sicuramente manifestarsi e dimostrare il cuore che aveva. E come si dimostra buono ora e pietoso! E’ teme offenderli rammentando quel male che gli fecero, come se fosse sua colpa. E non rammenta