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padre vostro vecchio, che me ne parlavate? Viv’egli ancora?» - E dicendo padre, si sentiva uscir dal cuore un’altra parola: padre mio, voleva dire; ma si ritenne; e disse vecchio padre; e, dicendo questo, gli venivano negli occhi le lagrime. Ed essi gli s’inchinarono di nuovo e dissero: «Vive». Allora Giuseppe, rassicurato del padre, mise gli occhi suoi sopra Beniamino, il fratello più giovane, che stava in un canto, e si inteneriva ricordandosi del padre lontano e della terra di Canaan. Ora disse Giuseppe: «È egli questo il fratello più giovane, che mi dicevate voi altri?». E, senz’attendere la risposta, soggiunse: «Iddio nella sua misericordia ti benedica, figliuolo mio». E nel dirgli figliuolo, gli si commosse l’anima tutta, alla vista del fratello suo, e gli scoppiavano i singhiozzi e le lagrime. E corse via, ed entrò in altra camera, e pianse.


Poi, asciugatosi gli occhi, e fattosi forza, tornò da loro, ordinò mettessesi in tavola. A una tavola sedette Giuseppe, a un’altra i fratelli secondo l’età; primo il maggiore, ultimo il più giovanetto: a altra tavola i signori d’Egitto; perchè gli Egiziani stimavano cosa illecita mangiare in compagnia degli Ebrei. Bisognava scendesse Gesù Cristo e c’insegnasse a convivere fraternamente con tutti, a pregiare tutte le nazioni del mondo come prossimi nostri, cioè vicini al nostro cuore, e amati da Dio; c’insegnasse che nessuna nazione è principe dell’altra, ma tutte come una famiglia; e chi uguale non si stima, è minore; chi si stima da meno e chiede a Dio l’incremento della propria dignità, si rende meritevole d’esser grande. Sedettero dunque; e mangiavano: ed erano confusi, e come storditi.