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può entrare nell’esercito, far parte del «zemstvo» che non ha più alcun diritto; essere professore ed insegnare non ciò che si deve, ma ciò che il Governo prescrive; si può magari occupare il posto di «zemski natchalniki»1 e sottomettersi allora alle esigenze e agli ordini governamentali che sono contrari alla nostra coscienza; si possono pubblicare dei giornali e delle riviste ove si tace ciò che si dovrebbe dire e si inserisce ciò che l’autorità ordina di inserire. Abbandonandosi a questi compromessi, gli uomini illuminati ed onesti, i soli che avrebbero potuto impedire al Governo di violare la libertà, restano sempre più sordi alle esigenze della loro coscienza. Essi cadono, senza accorgersene, sotto la dipendenza completa del Governo, percepiscono degli stipendi, ricevono delle ricompense, diventano i servitori obbedienti, i sostegni di quello stesso regime che essi volevano combattere.

Si riscontrano è vero, in questo campo, degli uomini migliori e più sinceri che non si lasciano sedurre dal Governo, nè tentare dalla corruzione e rimangono insensibili alle lusinghe della carriera. Quasi sempre codesti uomini restano nella trappola che è loro tesa dal Governo e si dibattono invano sul posto. Oppure, irritati, passano nel campo dei rivoluzionari o magari si suicidano o si dànno al vizio del bere o, disperati, abbandonano tutto. Spesso cercano un rifugio nella stampa e si sottomettono

  1. Carica creata da Alessandro III coll’intento di diminuire il potere dei «zeinstvos» (organi del Governo locale). I «zemski natchalniki» riuniscono i poteri amministrativi e giudiziali e non esistono che nelle campagne.