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20 PAR. I. ART. III. DEL MOTO DIURNO DELLA TERRA.

za della Terra cogli altri Pianeti, dal ſuo fito, dalle accelerazioni, re- trogradazioni, ſtazioni, e avvicinamenti de’ Pianeti, cole ragionevolmen- te, anzi pur ſofferibilmente ineſplicabili in altro fiſtema . In una parola è queſto Globo noſtro uno dei ſei Pianeti di queſto vortice ſolare . Guida il Sole, vaſto globo, col girare ſopra ſe ſteſſo, queſto ſtuolo di globi mi- nori, poſti a varie dittanze; ed o fia colla sferza de’ ſuoi raggi, o colle briglie ( per dir così ) di forte attrazione, o colla vibrazione dell’etere, li contiene e muove nelle proprie orbite, ciaſcuno in tempi proporzionati; e i Pianeti, mentre girano così intorno al Sole, quaſi palle oiriquamente gittate ſopra un liſcio pavimento, ſecondo la primitiva velocità loro im+ preſſa, intorno il proprio aſſe fi rivolgono.

Tale è la condizione della Terra noſtra, la quale, come Venete, co- me Marte, come Giove, fi converte intorno il Sote in quel tempo, che - chiamiamo Anno, e fimultaneamente fi volta intorno il ſuo aſſe, facendo una rotazione intiera in quel tempo, che chiamiamo Giorno. E da queſti due moti, non percepiti da noi, perchè naviganti con tranquillo e pacato carlo in ſolidiſſimo e vaſto naviglio, naſcono i due apparenti moti, e il diurno del Sote con tutto it Cielo, e l’annuo del Sole ſotto il Zodiaco; come a chi naviga tranquillamente ſembrano le ſpiagge muoverſi all’ops poſta plaga.:

Se bene poi queſti due moti netla Terra, è in tutte fe parti della medeſima, fieno. confuſi in uno; fi poſſono non oſtante per maggior in- 1 igenza conſiderare quaſi ſeparati . Parliamo dunque prima del Mota

iurno.:

La circonferenza dell’Equatore Terreſtre, per le recenti miſure degli Aſtronomi, contiene miglia geografiche z1600, di 953 ftoéſe, 0 pettiche di Parigi, per uno . I cerchi paralleli dell’Equatore vanno degradando con proporzione nota verſo it Polo; ſicchè il noftro parallelo, per eſem- pio, a gradi 45# di altezza di Polo, conterrà poco più di due terzi della detta lunghezza, o fia 15000 miglia incirca . Dunque in tempo di 34 ore facendo ogni punto della ſuperfizie detla - Terra il ſuo proprio cer- chio, ognuno di noi nel detto ſpazio di tempo corre 1 g0o00 miglia, ed un corpo ſotto l’Equatore 21600. Un globo di cannone dei più veloci, e cacciato con la maggior forza, per eſperienze fatte in +Francia e in In-= ghilterra, ſcorre tre ſeghe at più in un minuto d’ora. Supponiamo que- he leghe delle grandi, da rre miglia l’una: ſcorrerà la palla di cannone 9 miglia in un minuto, e ſeguitandoſi a muovere con egual velocità, 540 miglia in un’ora, e 12960 in 24 ore. Perciò la velocità con cui fi muove un corpo ſotto l’Equatore, per il ſolo moto diurno, fupera quafi del doppio Ia velocità del Globo più veloce di un cannone . Molto mag- giore è la velocità del moto annuo, come fi moſtrerà; ma ſiamo ora nel moto diurno.

A queſto moto detla Terra da Ponente in Levante viene da alcuni Fifici attribuito il vento perpetuo della Zona Torrida, di cui fi parlò qui ſopra, congiunto forſe con qualche moto del mare; a cagione dell’iner- Zia, e di una ſpezie di ritroſia nell’aria nel concepire il moto del Globo.


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