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568 LIBRO xi. XI. Fra tutti però gli scrittori d1 antichità, se non il più dotto, certo fu il più felice Olla\io mi. Ferrari milanese, e nipote di quel Francesco Bernardino Ferrari di cui altrove si è fatta menzione. L’opera da lui pubblicata De Re vestiaria , a cui aggiunse poi ¥ Analecta sullo stesso argomento contro Alberto Rubenio, e le dissertazioni De Lucernis sepulchralibus Veterum, De Pantomimis et Mimis, De Balneis et Gladiatoribus, i due libri intitolati Electorum, furono più volte stampate anche oltremonti, e ammirate come piene di erudizione. Nacque però presso alcuni sospetto che Ottavio le avesse trovate tra gli scritti del suddetto suo zio, che nelle antichità era uomo dottissimo, e che come sue le avesse francamente spacciate. Ottavio era nato in Milano nel 1607, e aveva dati sì presto saggi di vivo e fertile ingegno, che in età di poco oltre i venti anni fu dal Cardinal Federigo Borromeo destinato professor d’eloquenza nel suo collegio Ambrosiano.. Nel 1634 fu chiamato all* università di Padova ad occupare la stessa cattedra, e vi si aggiunse poscia ancor quella della lingua greca. Gli storici di quella università confessano (Papad. t. 1, p. 3y4 j Facciol. pars 1, p. 60) che parve ch’essa per opera del Ferrari risorgesse all’antica sua fama; tanto era l’applauso, e sì numeroso il concorso I’ opera del Lascna pel disordine con cui è scritta, e pe’ molti errori di cui è ingombra, non è in molto pregio presso degli eruditi. L)i lui e di altre opere da lui pubblicate veggasi il Soria (Degli Stor. napol. f. 2, p. 33ij, ec.).