Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/400

9*4.. del riraboschi ni maniera di dar loro un senso diverso di quello ch’egli ha preteso. Non troveranno trasformati i passi della Storia letteraria nè sconvolto l’ordine con cui sono scritti. Vedranno i miei argomenti fondati non in giuochi di parole, ma in sode ragioni. Troveranno finalmente in tutto il mio Saggio trattati con somma urbanità e moderazione gli autori che prendo ad impugnare, e citate sempre mai con lode le loro opere. Prendano poi in mano la lettera dell’abate Tiraboschi, e in essa vedranno che nemmen una sol volta vengono fedelmente recati i miei veri sentimenti. Troveranno strane accuse come da me inventate al Tiraboschi, che pure non si trovano nel mio Saggio, e dissimulate quelle ch’io veramente gl’intento. Vedranno che francamente mi accusa di aver dette cose che non sono state mai da me seri Ite, e di aver dissimulate altre ch’io ho dette chiaramente. A vista di questa condotta non potranno non stupirsi del coraggio di questo autore in presentarsi con sifatte pruove al tribunale de’ saggi e dotti ad accusarmi mancante di buona fede e di onestà, e vantarsi ancora di avermi convinto tale. Se poi sia da desiderarsi nella suddetta lettera quella convenienza e modestia che non debbesi mai dimenticare tra persone ben educate, ne lascio a loro il giudizio; essi potranno decidere, se tornerebbero a conto al sig. abate Tiraboschi che si misurasse il sapere di lui secondo quella saggia regola ch’egli stesso ci addita (pag. 19): La modestia suol essere tanto maggiore nelle letterarie contese, quanto più dotto è il combattente.