Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/332

8 “6 (pag. 5) ». Queljp avverbio assai, sig. abaie stimatissimo, è saltato dal suo luogo. Lo metta ella dopo il verbo contribuire, e così recherà con fedeltà la sua espressione, cioè potè contribuire assai al cattivo gusto. Così collocato quell1 avverbio, ella vedrà che non manca dove lo ha messo , cioè , prima della parola moderata; anzi non sarà poco, se il pubblico crederà che possa restar il moderata anche senza I’ avverbio assai. Trovasi di nuovo questo sbaglio nella pag. 7, dove il sig. abate ristampando quel suo detto intorno al clima di Spagna, dopo il potè contribuire ha messo con troppa fretta l’ec. prima di scrivere l’assai. Nondimeno in quell’istesso luogo sclama contro di me: è ella dunque questa la fedeltà e la scrupolosa esattezza con cui si debbon recare le parole degli autori quando si vogliono impugnare? lo domando, se sia lecito il mancare alla fedeltà e alla scrupolosa esattezza nel recare le parole degli autori, quando si vogliono difendere (1). (1) Eccomi dunque accusato d’infedeltà dal sig. abate Lampillas , perchè riferendo le mie parole ho detto che il clima sotto cui erano nati Lucano e Marziale, potè contribuire a condurli al cattivo gusto, e ho ommesso l’avverbio assai, che tanto aggrava la mia proposizione. Si conosce pur chiaramente ch’io non son molto felice nell’impostura. Io ommetto qui maliziosamente, come vuote I’ aliate Lampillas, 1‘ avverbio assai, e non mi ricordo che poco prima recando nella mia lettera tutto quel mio passo, vi ho posto bello e chiaro quel terribile assai, ch’io qui voglio toglier dalla vista del mio avversario. Chi riflette a ciò, dirà certamente che 1 ommissione nel secondo luogo è stata incolpevole , e nata da corso di penna , poichè se fosse stata volontaria ,