Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/321

8/j5 Io nella mia opera mi sono dimostrato sommamente premuroso di salvar la retta intenzione di lui in tutto ciò ch’egli contro la letteratura spagnuola scrive nella sua Storia, e sin dal principio io stesso ho preventivamente addotti argomenti in suo favore tant’opportuni ed efficaci che, quando questi non bastino a riparare il suo buon nome, non potrà egli certamente colla sua lettera ripararlo. Già nella stessa prefazione del primo tomo (p. 5) (i) parlando de’ signori Tiraboschi e Bettinelli scrivo: per fare giustizia all onestissima lor indole posso ben dire che sono questi scrittori lontani assai da ogni avversione (dia nazione spagnuola, nè vorranno mai contrastarle quella gloria che. troveranno appoggiata a sodi • (’) Quanto bene il sig. abate Lampillas abbia salvata la mia buona intenzione, e come abbia semplicemente attribuita la mia maniera di scrivere a opinione pregiudicata , si può conoscere rileggendo le espressioni da e$so usate, e da me esposte al principio della mia lettera. Il dire che mi premeva di trovare alcuno della famiglia de’ Seneca accennato tra’ corruttori dell’eloquenza che parlandosi de’ difetti de’ scrittori spagnuoli, io nulla perdono, nulla scuso, nulla dissimulo , anzi all? opposto mi prevalgo de’ più neri colori per formar più orrido quel ritratto, che ho nelle mani; che mi premeva troppo che non comparisse in Roma nel secol d? oro uno Spagnuo lo, il quale fra i letterati romani fosse stato prescelto da Augusto, ec.; che per iscancellarne vieppiù ogni memoria io sfiguro stranamente il cognome deì Principi spagnuoli, ec.; queste dico ed altre siffatte espressioni mostrano certamente la premura del sig. ubate Lampillas nello scusare la mia intenzione.