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«4i Questo stesso gli avea già rinfacciato il Serrano nella pagina 21 , dove manifesta la poco giusta maniera usata dal dotto storico nel parlare che fa degli autori Spagnuoli col fine di non oscurare la gloria degl’italiani. Hinc (scrive il Serrano) quam mirus est in illorum (degli Spagnuoli) vitiis detegendis , et exagerandis , in virtutibus minuendis, et extenuandis! ut ego saepe dicere soleam, qui Hispanorum vitia velit addiscere, Cl. Tiraboschi Historiam legat, qui vero c oriunde ni virtutes nosse desideret, alibi eas quaerat. E perchè mai dunque a vista di queste accuse non ha stimato necessario il sig. abate Tiraboschi il pubblicar egli una vigorosa difesa per salvare la sua riputazione e buon nome? Credette forse che abbisognasse volgarizzare gli scritti latini, perchè fossero letti nel tribunale degli uomini dotti, o che a quei saggi giudici dovessero far maggior impressione le mie ridicole apologie, che le elegantissime lettere del Serrano (1)? Chi legge nella lettera del sig. abate Tiraboschi la presente accusa contro di me, resterà senz1 altro persuaso che opposta affatto sia la condotta da lui tenuta nella sua Storia letteraria. Ma legga, e giudichi. Parla nel tomo III del Ch. Uezio, e dice di questo eruditissimo scrittore, che si è lasciato ciecamente condurre o dalla brama di esaltare la gloria della sua nazione, o da una troppo sfavorevole prevenzione (r) Al sig. abate Serrano aveun già altri risposto, e mi avean con ciò risparmiato l’incomodo di confutarne le opinioni.