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.... 8l’ pure lauti altri auclie Italiani lio passati sotto silenzio, perché non ci è rimasta alcuna loro opera. Ma non così mi può egli rimproverare eli’ io abbia dimenticato Igino. Al leggere ciò che ne dice il sig. abate Lampillas , par ch’io non abbialo pur nominato. Dovea certamente , dice egli (par. 2, p. 38), sperar tuff altro un bibliotecario (f Augusto, che vedersi dimenticato in una Storia de’ letterati di quel secolo... Prie olio però di questo onore il paese in cui nacque , come già aveva reso indegno il gran Cornelio Balbo... il detto autore crede non dover nemmeno far menzione d’Igino , perchè ei fu spagnuolo... come nuii crede che sia a lui lecito il far menzione if Igino? e così segue ripetendo più volte stucchevolmente la stessa cosa. Ma non ne ho io forse parlato, e non in un solo , ma in due passi della mia Storia l Cìdersi anche, così io dico parlando de’ gramatici (t. 1, p. 340), alcuni di essi sollevati a onorevoli impieghi, come Caio Giulio Igino e Caio Melisso, a’ quali fu da Augusto data la cura delle sue biblioteche. Ove vuolsi di passaggio riflettere che le opere che abbiamo sotto il nome d’Igino, gli son supposte, come comunemente si crede. E altrove parlando de’ bibliotecarii d’Augusto (p. 362): Il secondo è Caio Giulio Igino liberto d Augusto 5 uomo nelle antichità versatissimo, di cui pur dice S ve toni o che fu prefetto della Palatina biblioteca. È vero che dopo le parole del primo tratto, poc’anzi recate, io soggiungo: ancorchè fossero da lui scritte, non é qui a farne menzione, poichè secondo alcuni ei fu spagnuolo, secondo altri