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TERZO fjriacoth. pars 3, p. 298), accenna ancora la Vita di Gesù Cristo, e quella di S. Bruno fondatore de’ Certosini, che forse non furon date alle stampe, oltre alcuni Panegirici in versi, cj,c si annoveran dal Quadrio (t 2, p. 509)) e dal Cinelli (Bibl. volante, t. 4, p• 362). Uno di questi fu da lui composto nel 1666, e perciò dee correggersi lo stesso Quadrio, ove dice (t, 6, p. 280) di’ ci morì poco dopo il 1 (>(>0. \jO stile di questo poeta non è certo quello del Petrarca, o del Tasso; anzi manca di eleganza , ed è languido e diffuso. Nobili però ne sono i sentimenti; e ciò che li rende più ammirabili, si è che un contadino ha in essi saputo svolgere e spiegare con felicità insieme e con esattezza maravigliosa i più difficili misteri della nostra Religione. Quindi se lo stile di questi poemi fosse più colto (benchè pur esso non abbia i difetti del secolo) e più conforme alle regole ne fosse la tessitura, il loro autore non avrebbe l’ultimo luogo tra gli scrittori de’ poemi; e dee ciò non ostante tra i poeti italiani essere annoverato con lode. Il secondo fu Giandomenico Peri nato in Arcidosso nelle montagne di Siena, di cui pure ci ha data la Vita il sopraccitato Eritreo (Pinacoth. pars 2, n. 27). Da’ suoi genitori, benchè bifolchi, mandato il fanciullo Giandomenico a una vicina terra alla scuola di un pedante, un giorno ch’ei vide un suo condiscepolo posto dal maestro sulle spalle di un altro , e crudelmente battuto, e si udì minacciare lo stesso poco onorevol gastigo, prese in tal orrore il maestro e la scuola, che tornato a casa, e presi segretamente alcuni