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TERZO O87 trasportar verso la poesia. Inviato all’università di Pisa, congiunse agli studi poetici i filosofici e i matematici sotto la direzione principalmente del famoso Borelli, che facea gravide stiina delf ingegno di questo suo scolaro. Fu ivi promosso alla cattedra della logica e della filosofia. e giovò non poco a sbandire da quelle scuole gli avanzi della barbarie peripatetica che tuttora vi dominava. Nel 1669) pubblicò la sua opera De Resistenti a solidorum , e parlando del Viviani, abbiamo accennati i contrasti che perciò sorser tra essi. Avverte monsignor Fabbroni che nacque allora sospetto che quell’opera, almeno in gran parte, fosse del Borelli; ma aggiugne che il Marchetti avea abbastanza di sapere e d’ingegno per esserne egli stesso l’autore, e che non mancano monumenti a provare ch’egli il fu veramente. E tanto solo mi basti aver detto su questa contesa, su cui più ancora che non bisognava si è scritto negli anni addietro; e perciò anche io lascerò di parlare delle altre opere matematiche del Marchetti , che non gli ottennero ugual nome, e delle altre contese ch’egli ebbe collo stesso Viviani, e poi col P. abate Grandi, le quali più utili sarebbono riuscite alla repubblica letteraria, se fossero state più pacifiche e più modeste. Mentre il Marchetti occupavasi in questi serii argomenti, quasi a sollievo delle sue gravi fatiche , si diè a tradurre Lucrezio, e condusse felicemente a termine il suo lavoro. Ei volle farne la dedica al gran duca Cosimo III; ma quel pio sovrano, avendo in orrore le empie Tiaaboschi , Voi. XV. 10