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TERZO 2297 R rimanente fu per la prima volta aggiunto all’edizion delle Prose fatta in Napoli nel 1724* In essa sembra che il Castelvetro talvolta riprenda a ragione il Bembo; ma talvolta ancora , lasciandosi trasportare dal troppo acuto suo ingegno, si abbandona a sottigliezze, dalle quali altro frutto non si ritrae che di stringere e d1 imbrigliare per modo chi scrivendo si vuol ad esse attenere, che non sappia egli pure come avanzarsi, e gitti per disperazione la penna. XXXII. L’esempio del Bembo eccitò molti altri scrittori a illustrare co’ loro libri la lingua italiana. E io crederei di gittare inutilmente il tempo , se volessi tesserne il catalogo Esso si può vedere nella Biblioteca di monsignor Fontanini colle Note di Apostolo Zeno, ed ivi si troveranno annoverate distintamente le opere di questo genere pubblicate da Marcantonio Ateneo Carlino napoletano, che in pessimo stile volle insegnarci a scrivere con eleganza; di Jacopo Gabrielli , di cui abbiam ragionato nel trattar de’ filosofi; di Gianfiloteo Achillini, del conte Matteo di S. Martino, di Giorgio Bartoli, di Lazzaro Fenucci da Sassolo, di Orazio Lombardelli, di Vincenzo Menni , di Paolo dal Rosso , di Reginaldo Accetto domenicano, di Giaropicrio Valeri a no , il quale, come già Leonardo Aretino, pensava che la lingua italiana fosse antica al pari, e più ancora che la latina; di Ascanio Persio, di Girolamo Ruscelli e di altri scrittori, le cui opere non son più molto curate, dappoichè tante altre di gran lunga migliori han veduta la luce. E ad essi si può aggiugnerc Giambatista