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2254 LIBRO rifletta che il Cardinal d’Amboise fu quell’anno in Italia (V. Murati Ann. d Jtal. ad h. a.) f e non è perciò inverisimile che lo Stoa, che abitava in Pavia città allora soggetta a’ Francesi, gli offrisse ivi quelle Ode, e ch’esse dal Cardinal mandate a Parigi, fossero date alla luce. Io veggo al contrario che nello stesso anno 1503 egli pubblicò in Pavia il suo libro De accentu, gli otto libri De Martis et Veneris concubitu, i xii libri intitolati Diariorum, e gli otto libri delle sue Epografie; che nel 1504 diè ivi alla luce la sua Ortografia vecchia e nuova; e che nel 1506 nella città medesima stampò i suoi Distici sulle Metamorfosi d’Ovidio: indicj assai evidenti del soggiorno che ivi allora faceva lo Stoa, il quale, se fosse stato in Parigi, ivi le avrebbe stampate , come poscia fece, quando vi fu veramente. Ch’ei fosse maestro di Francesco I, si afferma da molti scrittori, ma quasi tutti del secolo XVII, l’autorità de’ quali perciò non è di gran peso. Maggior forza pare che abbiano una lettera di Giovanni Planerio contemporaneo e concittadino dello Stoa , da lui però scritta per solo esercizio di stile, e che finge a sè indirizzata da Aldo Manuzio, la testimonianza di Claudio nipote dello Stoa, che in certi suoi manoscritti di ciò fa menzione, e l’Iscrizione al ritratto di esso aggiunta da Giuseppe Giardini, che gli fu pure contemporaneo. Ma ciò non ostante , confesso che io ne dubito ancora. Lasciamo stare il silenzio degli altri scrittori di que’ tempi. È egli verisimile che lo Stoa, millantatore sì glorioso delle sue lodi, non abbia mai in