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2210 LIBRO come se egli si fosse usurpate le fatiche di Pier Vettori, mentre il Maioragio chiaramente confessa di essersi molto giovato delle opere di quel dotto scrittore. Egli prese innoltre a difendere Cicerone contro Celio Calcagnini che aveane criticati i libri degli Ufficj. Ma poco appresso dichiarossi nimico al medesimo Cicerone , e ne impugnò con una sua opera i Paradossi. Questa fu l’origine di un’aspra contesa che si accese tra lui e Mario Nizzoli, del quale ora diremo. Questi, grande adoratore di Cicerone, sdegnato al vederlo dal Maioragio sì acremente censurato, gli scrisse dapprima una lunga lettera amichevole, ma alquanto risentita (Post Gudii Epist. p. 132, ec.)*, in cui schieravagli innanzi gli errori che in quella confutazione avea commesso. A questa lettera rispose il Maioragio con una Apologia in sua difesa; e all’Apologia replicò il Nizzoli con una Antiapologia. Non tacque il Maioragio, e un’opera più voluminosa pubblicò contro il suo avversario, intitolata Reprehensionum Libri duo contra Marium Nizoliiun; e a quest opera contrappose il Nizzoli la sua intitolata Antibarbarus Philosophicus, stampata in Parma nel 1553 , e nell’anno stesso, pubblicando la sua opera de’ principj della Filosofia, in essa ancora si volse contro il suo avversario. Questa contesa, in cui da amendue le parti si oltrepassaron di troppo i confini di una giusta moderazione, commosse altamente gli animi de’ 7 O letterati italiani, a’ quali spiaceva il vedere due dottissimi uomini irritati l’un contro l’altro per cose di nium momento , quali eran quelle