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« 2180 LICKO a recarsi a Roma a rendergli omaggio, e quasi appena tornato a Bologna di nuovo fu inviato a Roma a recar doni a’ due cardinali nipoti Alessandro Farnese e Guidascanio Sforza, e a trattar col pontefice a1 nome pubblico di gravi affari; e l’Amaseo sì felicemente soddisfece agli ordini del Senato, che tornato a Bologna, ne ebbe in premio l’accrescimento del suo stipendio fino a i a5o lire. Così si trattenne Romolo in Bologna fino al 1544? se non quanto or i pubblici or i suoi privati affari il costrinsero a fare qualche viaggio, esercitando insieme l’impiego di professore e quello di segretario, e soddisfacendo a’ suoi doveri con plauso sempre maggiore di ogni ordine di persone. Ma nel detto anno, tali e sì ampie furono le offerte di Paolo III per averlo in Roma professore nella Sapienza, e direttore negli studj del Cardinal Alessandro suo nipote, che il buon Romolo non si tenne alla pruova, e chiesto il suo congedo al Senato, e ottenutolo, con comun dispiacere andossene a Roma. Appena però vi fu giunto, cominciò a dolersi di aver abbandonata la sua cara Bologna; e prestò facilmente le orecchie alle nuove istanze che il Senato faceagli pel suo ritorno. Era già conchiuso l’affare; ma il pontefice vi si oppose, e volle che l’Amaseo non si partisse da Roma. Vi rimase egli dunque, e seguì poscia il Cardinal Alessandro in diversi suoi viaggi. Giulio III, succeduto a Paolo, non fu verso lui men benefico del suo predecessore; anzi il dichiarò suo prelato domestico , e lo sostituì nell’impiego di segretario a Blosio Palladio allora morto. Poco tempo