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TÈRZO *9^5 ha creduto che il Tolommei passasse poi al servigio di Pier Luigi Farnese duca di Parma e di Piacenza. Ma ne abbiamo più certe pruove. Fin dal 1541 Luca Contile, scrivendo al conte di Scandiano Giulio Boiardo, loda assai il Tolommei, e dice che stando egli al servigio del duca di Castro (cioè del detto Farnese), questi non soffre di averlo per troppo tempo da sè lontano, e che perciò non ha potuto trovarlo in Roma, e del Farnese aggiugne: Non stanno seco che virtuosi grandi, Letterati famosi y e Capitani di gran nome (Contile, Lett. t. 1, p. 36). Ma da questo servigio ancora non pare che il Tolommei raccogliesse gran frutto, e ce ne dà indicio una bella lettera da lui scritta a' 2 di novembre del 1543 a Girolamo Begliarmati, il quale aveagli scritto dolendosi ch’egli, il Tolommei, non avesse delle sue fatiche quel premio che gli era dovuto; a cui egli risponde con somma modestia, che non conosce in sè alcun merito di ricompensa; che altrui più assai di lui ne son meritevoli; che il suo unico desiderio sarebbe quello di vivere tranquillamente a’ suoi studi, ma che per essi ancora non ha que' talenti, nè quelle forze che gli sarebbono necessarie (Lettere, p. 30). Avea però egli in quell’ anno medesimo ottenuto dal Cardinal di Lorena un beneficio di 300 franchi (ivi, p. 88). Ma forse accadde del beneficio ciò che accadeva dello stipendio assegnatogli dal Farnese, cioè ch egli aveane il diritto senza goderne il frutto. Così io raccolgo da una lettera inedita del Tolommei T IRA B OSCI! 1, Voi. XII. 5 i *