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TERZO 1905 l’onore di essere con piacere ascoltati dall’imperador Carlo V. Molte di fatto son le commedie, se pur con tal nome si posson chiamare, di quegli Accademici, altre stampate, altre inedite, delle quali si può vedere il catalogo al fine della medesima Storia; e, ad imitazion loro, più altri Sanesi si esercitarono in questo genere, sicchè non vi è forse città che al par di quella possa vantare un sì gran numero di scrittori di commedie. La lode però di aver prima d’ogn altro composte commedie in versi degne di questo nome, e scritte secondo le leggi degli antichi maestri, deesi a Lodovico Ariosto, che, dopo averne scritto ne’ giovanili suoi anni alcune in prosa, ridusse poi quelle stesse, e alcune altre ne compose di nuovo in versi. Di esse parla a lungo il chiarissimo dottor Giaonandrea Barotti sì nella Difesa degli Scrittori ferraresi (par. 2, cens. 5), sì nella Vita altrove da noi mentovata di questo poeta, nella quale egli racconta che il duca Alfonso I fece a tal fine nella sua corte medesima alzare uno stabil teatro secondo il disegno che l Ariosto stesso ne diede; ch esso riuscì sì magnifico, che il più bello non erasi ancor veduto; che quelle commedie furono più volte rappresentate da gentiluomini; che lo stesso principe D. Francesco figliuol del duca non isdegnò di recitare il prologo della Lena la prima volta che' essa fanno i5a8 fu rappresentata. Su questo teatro medesimo probabilmente furono recitate le tre commedie di’Ercole Bentivoglio, Il Geloso, I Fantasmi, e I Homi ti] delle quali le prime due sole si hanno in istampa. Egli