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TER 7.0 I C>8 I <lato unite nella edizion veneta del 1728, in cinque tomi in 4°j nell’ultimo de quali si veggon fra le altre cose più lettere del soprallodato abate Casotti sulla vita e sulle opere di questo egregio scrittore, e ivi ancora si leggono i magnifici elogi con cui ne hanno parlato i più eruditi uomini di quel secolo, e singolarmente Pier Vettori che non sa finir di esaltarlo con somme lodi. Ma fra tanti encomii che il sapere giustamente gli ottenne, non mancarono al Casa rimproveri e biasimii pe’ suoi costumi, e per alcune troppo licenziose poesie da lui composte. E veramente il Capitolo del Forno, ch'ei non nega di aver composto, sarebbe desiderabile per onore del Casa che non avesse mai veduta la luce. Questo disonesto capitolo diede occasion di equivoco ad alcuni, i quali crederono che egli avesse espressamente scritto un trattato sulle infami oscenità, delle quali in esso ragiona; ed altri per maggiormente aggravarlo, aggiunsero che avesse ciò fatto nel tempo stesso in cui era nuncio a Venezia. Su ciò è degna da leggersi l apologia che del Casa ha fatto il Menage (Antiballet, t. 2, p. 88, ec.), il quale ancora, coll autorità del celebre Magliabecchi, dimostra che un poco modesto epigramma sulla formica, da alcuni attribuito al Casa, è lavoro di Niccolò Secco. Che poi il suddetto capitolo fosse il motivo per cui questo prelato non conseguisse l’ onor della porpora nè da Paolo III. presso cui il Cardinal Alessandro Farnese fece perciò grande istanza, nè da Paolo IV, si afferma da molti. Ma a me non pare abbastanza probabile. Perciocchè, per