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TERZO I I cotesto suo racconto come ricevonsi ormai da tutti gli uomini saggi cotali ciancie. XLÌl. Il Valla non fu il solo celebre professore di belle lettere, che avesse in questo secol Venezia; la quale anzi n’ ebbe tanti, che per numero e per fama di essi può stare al paragone di ogni più illustre città. Già abbiam veduto che ivi tennero scuola e Guarino e i due Filelfi e Vittorino da Feltre, e innoltre Giorgio Merula e Marcantonio Sabellico mentovati già tra gli storici. A questi debbonsi aggiugnere Gianpiero da Lucca, traduttore di qualche opera di Plutarco, che passò poscia l’ultimo anno di sua vita ad insegnare in patria, e vi morì nel 1.457 onorato di solenni esequie (V. Fahr. fiibl. nied. et inf. Latin, t. 4 ■ P- 2i5), e Lorenzo Morneo che da Gasparino Barzizza vien detto (Op. p. 177) oratore e poeta egregio, Pietro Perleoni riminese a cui moltissime lettere abbiamo di Francesco Filelfo, Benedetto Brognolo da Legnano (Mazzucch. Scritt. ital. t 2, par. 4> p• 2i34), Francesco Negro professore prima in Venezia, poi in Padova, indi alla corte di Ferrara sul principio del sec xvi. (V. Agostini, Scritt. venez. t. 2, p. 473, ec.) (*), (*) Questo Francesco Negri, o Fosco, egli è proba, biltncnle quegli che fu maestro del card Ippolito d’Este il vecchio, e che dall’Ariosto è lodato, ove parlando di quel cardinale ancor giovinetto, dice: Fusco gli è appresso, che gli occulti sensi Chiari gli espone de l' antiche carte Orl), fur. c. xtvi, »t. 8y; la quale notizia è sfuggita a que’ che di lui hanno fit.or ragionato, e anche ad Apostolo Zeno.