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SECONDO Gl 7 jfl lui lanciata trapassava qualunque forte copizza di ferro. Scagliava dalla mano con sì gran forza una piccola moneta d’argento, che giungeva alla volta di un altissimo tempio, e se ne udiva l’urtar che in essa faceva. Di tai prodigi di destrezza e di forza più altri ivi si accennano, e si aggiugne che apprese nel medesimo tempo a dipingere, a scolpire, a cantare. Cresciuto alquanto negli anni, si volse allo studio del Diritto canonico e del civile, ed egli stesso nel proemio della sua Commedia ci dice che ciò fece in Bologna, e che in quel tempo morì suo padre: Mortuo Laurentio Alberto patre meo cum ipse cip mi Borioni am /uri pontificio opcram da rem, in ea disciplina enitebar ita profu ere, ut meis essem carior et nostrae domui ornamento. Siegue egli pure a narrare che alcuni de’ suoi parenti si fecero allora a recargli molestia, come se invidiassero all’onore di cui cominciava a godere, e ch’egli per trovar sollievo alla noia che ne sentiva, scrisse la sua Commedia intitolata Philodoxeos, e poco prima avea dello che ei contava allora non più di vent’anni: ab adolescenti non majori annis XX editam. Il che pure affermasi dall’anonimo. Questa Commedia, come lo stesso Alberto soggiugne, non avendo ancora da lui ricevuta l’ultima mano, gli fu da un suo amico involata; e questi copiandola in fretta, vi aggiunse non pochi errori, e molti ancor ve ne aggiunsero gli scrittori che ne fecer più altre copie. Ed ella piacque per modo, che avendogli alcuni chiesto onde l’avesse tratta, ed avendo egli scherzando risposto di averla copiala da