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LIBRO SECONDO ’ 38^ troviamo chi si recasse altrove per conseguirla. E noi vedrem bensì alcuni nel corso di questo secolo tenere scuola di belle lettere nell’università di Parigi, e gittarvi i primi semi di quel buon gusto che vi allignò poscia cotanto felicemente; ma non troveremo alcuno che in questi tempi vi fosse professore di teologia. Al contrario in Italia grande era la copia de’ teologi; e, oltre i professori, ne erano nelle più colte città assai numerosi collegi. E ci basti l’osservare per pruova quel di Firenze. Negli Atti del Concilio di Pisa, pubblicati dal P. Alartene (Collcct. ampli ss. t. 7, p. 1094), leggiamo che essendosi consultata, fra le altre università, quella di Firenze intorno alla deposizione che si meditava, e che di fatto seguì , de’ due pretendenti al papato , Gregorio XII e Benedetto XIII, eransi in quella città radunati 126 dottori , i quali concordemente deciso aveano doversi venire alla detta deposizione. Il qual numero di dottori, che tutti esser doveano teologi, o canonisti, ci fa vedere con quanto fervore si coltivassero allora in Firenze colali studi.

II. Benchè però fosse in Italia sì grande il numero dei teologi, ci convien confessare che le opere teologiche in questo secolo pubblicate, non furono nè in valore nè in copia ad esso corrispondenti. E io credo che la principal ragione ne fosse f universale entusiasmo che allora era in queste nostre provincie per lo studio delf amena letteratura. Le lingue greca e latina, e gli autori classici di amendue, erano a que’ tempi f oggetto delle ricerche e degli studi di