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PRIMO 20 1 greca, arabica, caldaica; cosa non ancor eseguita da alcuno (Saxius l. c. p. 78).

XXXIV. Nè solo la stampa fece in Italia sì felici progressi collo stendersi ove non avea ancora ardito di penetrare, ma acquistò ancora vaghezza e leggiadria maggiore ne’ suoi caratteri. Le prime stampe, come ognuno può osservare, e come riflette il Meermann (l. c. t. 2, p. 28p nota 10), sono in caratteri che han molto del gotico, come usiam dire. Lo stesso Meermann ci a\ verte (ib. p. 248) che i libri stampati nel monastero di Subiaco, sono essi pure in caratteri semigotici. In Roma cominciarono essi a ritondarsi un po’ meglio, e più felicemente ancora in Venezia, ove il Jenson pubblicò alcune edizioni in caratteri assai leggiadri; benchè poscia , per non so quale capriccio degli stampatori, tornasse in uso il carattere gotico. Il carattere corsivo inoltre nacque in Italia , e ne fu l’inventore, come con più documenti dimostra il Mauui (/ ita di Aldo Man. p. 15), Aldo Manuzio, di cui parleremo tra poco. La magnificenza ancor nella stampa cominciò presto a introdursi in Italia, come si vede nell1 Antologia greca e nel poema d’Apollonio da Rodi, stampati in lettere capitali in Firenze, la prima nell’an' 1494 il secondo nel 1496, a somiglianza delle quali belle edizioni si stamparono similmente, e, come sembra al Maittaire (Ann. typ. t. 1. p. 101), nella stessa città di Firenze, benchè senza data di anno, di stampatore e di luogo, alcune tragedie d’Euripide, Euripide gl’Inni di Callimaco e le sentenze di diversi poeti greci con un poemetto di Museo.