Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/236

220 LI15U0 accenna molti de1 più pregevoli codici che per tal mezzo ottenne quella biblioteca; e aggiugne che il cardinale medesimo avendo, nc’Ire anni che sopravvisse, acquistati altri libri, questi ancora furon da lui inviati in dono a S. Marco. Il! senato pensò prontamente a trovar luogo opportuno in cui i libri del Cardinal Bessarione si potessero ordinare , per modo che gli eruditi ne trassero lo sperato vantaggio. Ma le guerre pericolose in cui fu avvolta la repubblica sul finire di questo secolo, furon probabilmente cagione che ciò non si condusse ad effetto che nel secol seguente, come allora vedremo. In Padova ancora, come vedremo nel capo seguente. raccolse un’assai copiosa biblioteca Giovanni Marca nuova, che ne fe’ dono ai Canonici regolari di S. Giovanni in Verdara, e l’arricchì di una pregevole serie di antiche medaglie e di altri simili monumenti.

XXI. Sorte meno felice ebbe la biblioteca de’ re di Napoli. Il re Roberto aveala nel secolo precedente formata con regia magnificenza, come nel ragionare di questo gran principe abbiamo osservato. Il re Alfonso, gran protettore de’ dotti in questo secolo , ne imitò gloriosamente gli esempj. Antonio Panormita ci narra (De dictis et factis Alph. l. 2, n. 14? 1 5) eh1 egli era sì amante di libri, che altra divisa non volle avere che quella di un libro aperto; e che in occasione di dare il sacco a qualche città, se a’ soldati accadeva di trovar libri, essi recavanli al re, sicuri di non potergli offerire più caro dono. Quando Giannozzo Manetti? da noi mentovato più volte, gli andò innanzi ,