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108 LIBRO di sì strana avarizia, che ai professori dell' università di Roma, a’ quali avea egli stesso promesso di pagare il pattuito stipendio, giunto il termine dell’anno, negò la dovuta mercede; e avendo Giovanni de’ Marcellini riformator della Studio fatta istanza al pontefice, perchè pagasse secondo il dovere i medesimi professori, ei gli rispose: Non sai tu, che noi abbiam! promesso questo denaro con animo di non pagarlo? il che negando d’aver mai saputo il suddetto riformatore, Non fosti tu, soggiunse il papa, ma Bernardino*de’ Ricci, a cui io il dissi. Ma comunque non possa negarsi che il pontificato di Sisto IV non fosse in più cose poco lodevole, l’Infessura però si mostra sì mal prevenuto contro di lui, che con ciò appunto ci avverte di non fidarci troppo a ciò ch’ei ne racconta. In fatti le sole fabbriche sopra ogni creder magnifiche che Sisto IV fece erigere in Roma, e che ancora si veggono, bastano a smentire la taccia di avaro, che l’Infessura gli appone. E quando agli studj, vedrem fra non molto che la biblioteca Vaticana fu da lui accresciuta e renduta pubblica, e ch’ei le diede a custode il celebre Platina. Vedremo ancora che Francesco Filelfo fu da lui con ampio stipendio chiamato a Roma. Quindi Ermolao Berbero a lui dedicando la sua parafrasi di Temistio, fra le altre lodi che da’ a Sisto, annovera l’aver da ogni parte chiamati uomini eruditi, e l’avere renduta pubblica la biblioteca Vaticana: Nam et ingenia undique conduxisti, et Bibliothecam opulentissimam aere tuo impensaque publicasti.